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Venerdì 15 novembre 2024

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“La cocaina era per curare l’ansia”, ma viene condannato

Un 48enne era stato fermato dalla Polizia alle porte del capoluogo: in un pacchetto di sigarette aveva 13 dosi

La Guida - “La cocaina era per curare l’ansia”, ma viene condannato

Cuneo – La cocaina la usava per curare l’ansia e la depressione di cui soffriva; è stata questa la giustificazione che D. A., 48enne albanese rinviato a giudizio per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ha fornito al giudice del tribunale di Cuneo. L’uomo, che veniva seguito dagli agenti della Polizia di Cuneo già da qualche tempo, venne fermato in via Savona il 28 novembre 2019. In un pacchetto di sigarette aveva 13 dosi di cocaina, a casa ne aveva altre due, oltre a un’ingente quantità di denaro in contanti. Nell’appartamento gli agenti della Squadra Mobile trovarono anche un bastone animato e una katana il cui possesso, inizialmente oggetto di denuncia per possesso abusivo di armi, fu successivamente archiviato. A testimoniare contro D. A. sono stati chiamati i ragazzi che, dall’analisi delle conversazioni telefoniche si presumeva avessero acquistato droga dall’imputato. Tutti i ragazzi chiamati a deporre hanno confermato l’acquisto di dosi di cocaina da un grammo l’una a 90-100 euro l’una. Hanno raccontato che gli scambi avvenivano per lo più al bar La Favorita, successivamente chiuso. Solo uno dei testimoni ha dichiarato di conoscere l’imputato ma di non aver mai acquistato droga da lui. “Soffro di ansia e depressione dal 2015 – ha detto in aula l’imputato – e questo mi ha creato problemi anche nel mio lavoro di imprenditore edile. Non ricordavo neanche di avere in tasca la droga. Mentre ero in Questura sono andato in bagno tre o quattro volte, se avessi saputo di averla addosso avrei potuto buttarla via. I soldi erano il frutto di vincite alla sala giochi”. A conclusione dell’istruttoria l’accusa ha chiesto la condanna a nove mesi di reclusione 2.000 euro di multa. La difesa ha invece chiesto l’assoluzione dall’accusa di spaccio in considerazione del fatto che fosse plausibile la detenzione di un tale quantitativo di sostanza per uso personale e dal momento che la provenienza del denaro trovato in casa era giustificato da fatture per 18.000 euro emesse da varie sale giochi della città. Il giudice ha accolto la richiesta dell’accusa condannando D. A. a un anno di pena e 3.000 euro di multa, con confisca del denaro sequestrato (immagine di repertorio).

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