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Domenica 3 novembre 2024

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Un cuneese che ha raccontato l’Africa come è: ricca, fresca e contradditoria

Edo Di Muro, è morto domenica 21 agosto nella sua casa di Vignolo, poliedrico artista cuneese per 25 anni in Africa

La Guida - Un cuneese che ha raccontato l’Africa come è: ricca, fresca e contradditoria

Martedì 23 agosto famiglia e amici hanno dato l’ultimo saluto a Edoardo, per tutti “Edo”, Di Muro, poliedrico artista cuneese che ha dipinto l’Africa in tutte le sue sfaccettature. Aveva 77 anni e viveva da qualche anno a Vignolo al centro di una bella famiglia allargata ed era lui stesso che amava definirsi “insolito cuneese”. Dalla  battuta pronta e mordace, dalla risata fragorosa e dai modi spicci, illustratore, spinto verso l’Africa dal proprio carattere inquieto e impulsivo. Nell’Africa sub-sahariana ha vissuto per 25 anni, girandola in lungo e in largo: Angola, Camerun, Benin, Nigeria, Etiopia, Tanzania, Senegal, Namibia e Costa d’Avorio, non vivendo da occidentale ma, potremmo dire, entrando nelle viscere del continente nero, condividendone le problematiche e le aspirazioni, Per anni ha intessuto una serie di iniziative espositive in varie capitali africane, negli Istituti di Cultura di diversi paesi europei, lasciando nei propri disegni, fitti e minuziosi, testimonianze di straordinaria freschezza di mercati, città, personaggi, animali che lasciano veramente a bocca aperta chi guarda. Varie mostre sono poi state fatte in città quali Houston, Tokyo, Colonia, Parigi, Stoccolma, Hong Kong e in Italia.

“Il suo tratto grafico – scrive Marianna Micheluzzi – è di un nitore estremo (guardare per credere), che cattura immediatamente l’occhio , perché i suoi disegni,tracciati a matita all’istante sul luogo e poi ripassati a china con il rapidografo, sono un mix di ironia e  sopratutto di affetto per il soggetto o il contesto raffigurati. Uomini, donne, bambini, città, paesaggi rurali, oceano, distese immense e solitarie, fatica umana, provocazioni politiche (apartheid in Sudafrica e in Namibia). Soggetto o contesto con cui Edo instaura sempre e comunque un rapporto di forte empatia, per cui non si può non dire che egli sia tutt’uno con ciò che ritrae. E non l’ha mai disturbato nemmeno il capannello di curiosi, in situazione, perché anzi era ed è,anche oggi, per lui un rafforzativo dell’atto creativo partecipato agli stessi protagonisti delle sue opere. In particolare Edo cita i bambini, con la loro curiosità intelligente, che hanno anch’essi, attratti da quest’uomo bianco che disegna, tanta voglia d’imparare a fare. Concludendo le chine di Edoardo Di Muro sono un ritratto molto speciale dell’Africa urbana e no, che egli ha percorso e quasi certamente continuerà a percorrere, dal momento che ogni “suo” segno è sul serio autentica poesia. Quella poesia che nasce solo da un cuore che ama”.

Contemporaneamente ha sviluppato, soprattutto in Francia, importanti iniziative editoriali che hanno suscitato l’entusiasmo di maestri come Wolinski. I suoi libri illustrati recano importanti prefazioni di esponenti sia della cultura africana che francese. L’ultimo è stato un grande successo: Noir & Blanc en couleurs delle edizioni Roymodus, un fumetto a colori su immigrazione e razzismo di cui Di Muro ha terminato negli ultimi anni la continuazione della storia.

In una lettera poi pubblicata in un catalogo Ida Isoardi scrive di lui: “Vorrei partire dall’idea dell’inventaire, nell’avvicinarmi al tuo mondo, dalla capacità che certi rari artisti hanno di vedere tutto, di scombinare e ricombinare i tasselli della loro formidabile memoria e di renderli visibili, dalla scala minima alla massima… Il tuo inventario africano, autentico alfabeto di un mondo immenso, acceso e pulsante di vita mi fa pensare, per contrasto, al pallore di certi studiosi di antropologia, intenti a creare un vocabolario che vorrebbe dar segno scritto a linguaggi non nati per questo… Le forti contraddizioni politiche e sociali non hanno impedito alla città africana di continuare ad essere un vrai lieu de vie: così tu hai saputo mostrarlo a tutti noi e di questo ti ringraziamo”.

 

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