Caraglio – È entrato nel merito delle contestazioni il processo sulle presunte irregolarità nella gestione della cooperativa Valentina, che fornisce assistenza per disabili sul territorio di Caraglio. L’inchiesta era partita dalla querela di un ex socio lavoratore, costituto parte civile in giudizio, e in seguito alle indagini della Guardia di Finanza ora al presidente della cooperativa P. L. G. e alle due amministratrici R. R. e C. S. viene contestato di aver fatturato all’Asl Cn 1 e al Consorzio socioassistenziale del cuneese più ore di quante effettivamente erogate ai dodici ospiti della struttura: 107.000 euro di compensi che secondo l’accusa non erano dovuti, ripartiti per 72.000 euro all’Asl e per 34.000 euro al Consorzio. Oltre a questo c’è anche l’accusa per P. L. G. e R. R. di infedeltà patrimoniale per aver deliberato, a nome della cooperativa, la stipula di un contratto di affitto con una società riconducibile al presidente e a sua moglie. In aula ha parlato l’ex socio lavoratore, che ha descritto il malcontento tra gli otto soci lavoratori circa le condizioni del servizio che offrivano agli ospiti della struttura: “Il contratto con Asl e Consorzio era commisurato al numero degli ospiti e alla gravità delle loro patologie. Si parlava di quattro educatori e quattro operatori socio sanitari che avrebbero dovuto essere a tempo pieno, ma noi eravamo tutti part time, e inoltre c’era sempre sproporzione tra il numero di educatori e quello degli oss: questi ultimi erano sempre di più perché costavano di meno. Non era garantito il personale adeguato all’impegno previsto”.
L’ex socio ha anche spiegato che tutti avevano una sorta di timore per le eventuali reazioni avverse del presidente in caso di richiesta di chiarimenti, ma tutti erano scontenti del servizio offerto perché “sapevamo che non riuscivamo a dare il servizio di cui gli ospiti avevano bisogno. In particolare ad alcuni ospiti con patologie più gravi erano garantite dal contratto ore di assistenza individuali che però non sono mai state erogate”.
Per quanto riguarda l’accusa di infedeltà patrimoniale, la parte civile ha spiegato lo stupore nello scoprire che l’edificio in cui operava la comunità Valentina era stato nel frattempo ceduto alla cooperativa Apollo (riconducibile a P. L. G.), cooperativa che poi era confluita nella società Rododendro, sempre a lui riferibile.
La comunità Valentina pagava un mutuo di 2.700 euro per quell’edificio, ma da quando era stato ceduto alla cooperativa Apollo, si pagava un affitto di 4.000 euro al mese, cui si aggiunsero 1.000 euro di mutuo per la ristrutturazione di una mansarda che era già parte dell’immobile: “La deliberazione di quel costo di 1000 euro aggiuntivi a carico della cooperativa Valentina venne presa in una riunione di cui io non ho mai ricevuto all’avviso. Loro stessi hanno poi ammesso che quella riunione non c’è mai stata”.