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Domenica 1 dicembre 2024

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La visita del Presidente Mattarella nel segno dei valori che uniscono l’Italia e ne fondano la democrazia

Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves, omaggio a tre città che hanno lasciato il segno nella storia del nostro paese

La Guida - La visita del Presidente Mattarella nel segno dei valori che uniscono l’Italia e ne fondano la democrazia

Il Presidente Mattarella all'Altare della Patria

Tre tappe per tre vicende che hanno segnato la nostra storia e l’inizio della liberazione. A Cuneo il discorso di Duccio Galimberti che il 26 luglio 1943 dal balcone di casa, sulla piazza che oggi porta il suo nome, invitava i cuneesi alla lotta per liberarsi dal nazifascismo. A Borgo San Dalmazzo il campo di concentramento, attivato subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, degli ebrei poi deportati nei campi di sterminio. A Boves l’eccidio del 19 settembre 1943 con 23 uccisi, fra questi i due preti don Giuseppe Bernardi, don Mario Ghibaudo e il laico Antonio Vassallo.
La visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella martedì 25 aprile a 78 anni dalla liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, nel fare memoria di questi eventi, rimanda alla radice sofferta e pagata a caro prezzo della democrazia italiana e ai suoi fondamenti. Quelli codificati nella Costituzione della Repubblica, che compie quest’anno i 75 anni, e divenuti legge, riferimento e garanzia per tutti gli italiani, perché maturati e condivisi nel confronto tra tutte le parti al termine di una guerra che aveva opposto italiani a italiani, ma soprattutto italiani di diverso credo politico, culturale, religioso o sociale al fascismo e all’occupazione nazista.
Garante supremo dei principi di libertà, di giustizia, di solidarietà, di rifiuto di ogni discriminazione, è il Presidente della Repubblica. E se c’è un Presidente che ha svolto e svolge questo ruolo di garanzia nel modo più attento, rigoroso e rispettoso, è certamente Sergio Mattarella.
La sua scelta di celebrare il 25 Aprile a Cuneo, Borgo e Boves, riconosce l’importanza delle tre vicende cuneesi nella lotta di liberazione che è la sorgente originaria della democrazia italiana.
“Il 25 aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia, oltre che di ricomposizione dell’unità nazionale”. Così Mattarella al Quirinale incontrando gli esponenti delle associazioni combattentistiche e d’arma, il 22 aprile 2022. “Una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo”, “Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista”. “A pagare furono, come non mai, le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie. Fu, quella, una crudele violenza contro l’umanità, con crimini incancellabili nel registro della storia, culminati nella Shoah”. “Un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli”.
È una visione che non lascia spazio alle nostalgie e ai revisionismi che, anche di questi tempi, tentano di negare o annacquare la storia appellandosi magari ad errori ed eccessi che pure ci sono stati.
Molti anni prima, il 13 Marzo 1947, all’Assemblea Costituente, un altro italiano che ha dato molto a questo Paese, Aldo Moro, in risposta a chi voleva la nuova Costituzione italiana “afascista” e non “antifascista”, spiegava: “Non possiamo fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni”. “Non possiamo dimenticare quello che è stato (il fascismo), perché questa Costituzione emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale”.
La democrazia italiana e la sua carta costituzionale non sono di parte, di sinistra o di destra: sono frutto di quella storia di liberazione che appartiene a tutti. E che a cominciare da queste terre ha aperto la strada ad una stagione di libertà, di confronto e di dialogo che dura da quasi 80 anni e che, pur tra alti e bassi, ha permesso una crescita sociale, economica e culturale inimmaginabile per i nostri nonni. Resta questa la via maestra da percorrere oggi con riconoscenza verso chi ci ha portato fin qui e con l’impegno a renderla più larga e percorribile alle nuove generazioni.
Questo è il senso del 25 Aprile che martedì avremo la fortuna e la gioia di celebrare con il nostro Presidente della Repubblica.

 

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