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Venerdì 6 dicembre 2024

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Il percorso turistico tra San Bartolomeo e la Certosa di Pesio “è un vero scempio”

Lo dicono gli ambientalisti chescrivono a sindaco di Chiusa Pesio e a tutti gli enti per fermare il nastro di asfalto rossastro nel parco

La Guida - Il percorso turistico tra San Bartolomeo e la Certosa di Pesio “è un vero scempio”

Chiusa Pesio – Bruno Piacenza, presidente Legambiente Cuneo, Domenico Sanino, presidente Pro Natura Cuneo, Patrizia Rossi, presidente LIPU Cuneo, Albino Gosmar, presidente Cuneo Birding e Alberto Collidà, presidente Italia Nostra Cuneo scerivono al sindaco di Chiusa Pesio, Sergio Bussi in merito alla realizzazione di percorsi turistici tra San Bartolomeo e la Certosa di Pesio. Una lettere di riflessioni e considerazioni che mandano anche al presidente della Regione Piemonte, all’sssessore all’Ambiente della Regione Piemonte, al presidente della Provincia di Cuneo, alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti, Paesaggio, e all’Ente di gestione delle Aree Protette della Alpi Marittime. Definiscono il progetto u vero scempio.

Ecco la lettera

Un vero scempio è stato avviato e portato a termine in breve tempo, visibile per chi transita sulla strada che porta alla Certosa di Pesio e al Parco Marguareis: un nastro di asfalto rossastro che ora copre i campi per una lunghezza totale di quasi 3 Km a partire dalla struttura da dove inizia la pista di sci da fondo (Centro Sportivo Marguareis). Si legge nella relazione tecnica e illustrativa del progetto: “Lo scopo del progetto è la realizzazione di un percorso ad anello utilizzabile per eventi, manifestazioni sportive o turistiche e passeggiate sul terreno suddetto, ripercorrendo sostanzialmente il tracciato che, nei mesi invernali, definisce la pista di sci di fondo”. Di fatto, come si legge più avanti nella relazione, tale progetto, definito “Percorso turistico n. 2”, risulta una pista per sky roll, con “sistemazione del fondo dell’intero tracciato (che verrà totalmente asfaltato), larghezza di corsia pari a 4 metri e lunghezza pari a circa 2,5 km”.
Ne siamo venuti a conoscenza a lavori purtroppo ormai iniziati, e quindi impossibilitati a dire la nostra e così ora “ammiriamo” un inaccettabile consumo di suolo, oltreché un degrado del paesaggio, grazie all’escamotage – ormai in voga in molti contesti – della “pubblica utilità”!
Una pista per praticanti lo skiroll (quanti saranno?) è considerata opera di “pubblica utilità”, ma il suolo no, quello si può continuare a consumare impunemente!!!
Occorre precisare che il progetto in questione è parte di un progetto più ampio che include anche la sistemazione di un percorso lungo i boschi in destra idrografica del torrente Pesio da S. Bartolomeo alla Certosa per renderlo ciclabile, definito “Percorso turistico n 1”. Questa parte del progetto è accettabile, in quanto attenta al contesto ambientale; non così la pista di skiroll, che devasta/elimina inesorabilmente i prati che costituivano il valore aggiunto sotto l’aspetto del paesaggio all’ingresso della Valle del Parco del Marguareis. Altroché “Valorizzazione del proprio territorio attraverso la riqualificazione e il miglioramento dei sentieri esistenti lungo il Pesio sfruttando la vocazione turistica e naturalistica che il contesto già possiede”!
Viene da pensare che la prima opera sia servita da “copertura” al via libera per la seconda.
Il progetto ha recepito le richieste di integrazione e modifica avanzate dalle Amministrazioni ed Enti competenti coinvolti (tutti favorevoli): Provincia di Cuneo, Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio, Ente Parco Alpi Marittime.Quali integrazioni, bontà loro? Per la Soprintendenza: “si migliorino le caratteristiche di finitura della pista, tramite l’impiego di una pavimentazione in asfalto colorato, al fine di garantire un cromatismo a minore impatto visivo rispetto al bitume standard, che possa mimetizzarsi nel contesto prativo e boschivo che contraddistingue l’area di intervento”, e quindi la progettazione prevede bitume “additivato con pigmenti vinilici colorati in granulo”, altra plastica che si disperderà nell’ambiente… E poi “si migliorino gli interventi di mitigazione dell’opera, tramite la messa a dimora macchie di arbusti autoctoni e piante in corrispondenza dell’area boscata limitrofa, allo scopo di perseguire obiettivi di integrazione paesaggistico- ambientale e di collegamento visivo con la vegetazione arbustiva circostante i lotti di intervento”, e di conseguenza è prevista la “messa a dimora di impianti arbustivi con specie autoctone, insite nel territorio. Si prevedono nuovi impianti arbustivi in primo luogo per mitigare gli interventi proposti, e in secondo luogo come funzione ecologica per ricucire il paesaggio con le aree boscate e arbustive esistenti presenti nel territorio circostante”.
Nulla di nulla circa il consumo inaccettabile di suolo; basta compensare con messa a dimora di piante! Totale incongruenza: nel progetto 1 si legge “valle del Pesio, luogo di importanza ambientale e paesaggistica” e si realizzano opere di sistemazione con tecniche di ingegneria naturalistica; nel progetto 2 si asfaltano i prati!!!
E che dire circa l’aspetto geologico/ambientale, in riferimento alla vulnerabilità del sito? Siamo all’inizio della Valle Pesio, valle morfologicamente molto stretta, dove l’intervento si sviluppa in un lembo di terra prativa da sempre coltivata che sta tra il vicino torrente Pesio e la strada Provinciale.
Per arrivare a tanto, come dicevamo più sopra, l’opera è stata definita “di pubblica utilità” e di conseguenza sono scattate inevitabilmente le procedure di esproprio dei terreni: ne sa qualcosa, a sue spese, l’unico fra i tanti proprietari che ha avuto la coerenza e il coraggio di opporsi, ricorrendo prima al TAR Regionale e poi al Consiglio di Stato, col risultato di vedersi respinte le argomentazioni contrarie, l’aggravio delle conseguenti spese e l’esproprio di una superficie consistente di terreno, ben superiore a quella necessaria per la pista, oltre all’eliminazione di un diritto di passaggio verso la strada di valle.
Ultima considerazione: il rapporto costi (economici e non)/benefici, che a parere nostro non giustifica l’opera. Infatti, in rapporto alla possibile utenza che immaginiamo non sarà numericamente elevata tanto da giustificare l’opera, in termini finanziari la pista di skiroll prevede una spesa (come si legge nel quadro economico del progetto definitivo) di circa 900 mila euro di denaro pubblico (Regione Piemonte e Comune).
Infine a fronte dei cambiamenti climatici e del pesante debito pubblico del nostro Paese occorrerebbe evitare spese inutili. Non è più il tempo di sperperare risorse pubbliche in interventi non meritevoli, sotto tutti gli aspetti, per lo sviluppo sostenibile di una comunità.
Quanto ancora dovremo attendere prima che il legislatore definisca criteri e parametri certi sulla “pubblica utilità” al fine di erogare i finanziamenti pubblici dove effettivamente servono a promuovere lo sviluppo sostenibile di un territorio?
E’ urgente definire una nuova governance del territorio che riveda le politiche territoriali tenendo conto delle attuali emergenze e priorità quali cambiamenti climatici, consumo del suolo, prevenzione idrogeologica.
Quello che intendiamo fare a questo punto è una istanza di accesso documentale (Art. 25 L. n 241/90) al Comune di Chiusa Pesio al fine di consultare tutta la documentazione relativa all’intervento per verificare il rispetto dei progetti autorizzati, delle prescrizioni imposte dalle varie autorizzazioni e di eventuali ulteriori atti amministrativi. Con ogni riserva di contestazione nelle competenti sedi.
Apprendiamo che proprio in questi giorni è stato affidato l’incarico a un professionista per la redazione di un progetto (definitivo-esecutivo) analogo nel Comune di Entracque. L’intervento è finanziato dalla Regione Piemonte per 350.000 euro e dal Comune per l’importo rimanente che oggi non conosciamo. Il progetto in questo caso è inequivocabile: “Realizzazione/completamento di una pista per la pratica dello skiroll.” La motivazione che giustifica il finanziamento Regionale è la realizzazione di un’ “opera pubblica di sviluppo locale”! Per soddisfare chissà quale numero di “skirollisti”, anche qui in nome della “pubblica utilità”! Altro consumo di suolo, altri terreni agricoli sacrificati in un territorio, all’ingresso del Parco delle Alpi Marittime, che andrebbe preservato proprio dal punto di vista naturalistico.

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