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Giovedì 5 dicembre 2024

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La svolta energetica più che una scelta è diventata una necessità

L’Italia è il Paese europeo con il più elevato grado di dipendenza energetica (73%). Nel 2023 il 43% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili

La Guida - La svolta energetica più che una scelta è diventata una necessità

Tra le grandi regioni del mondo, l’Europa è l’area con il maggior grado di dipendenza energetica. Addirittura il 55,5% dei consumi energetici dipendono da importazioni, un dato che scende al 20% per la Cina ed è nullo per gli Stati Uniti che sono totalmente autosufficienti nella produzione rispetto al fabbisogno energetico nazionale.
Da ormai un ventennio in Europa è in corso una significativa modifica del mix di produzione di energia.
L’uso del carbone è diminuito dal 31% al 16%, mentre è aumentata in maniera significativa la quota del gas naturale dal 12% al 20%.
Le energie rinnovabili sono passate dal 15% al 38%: una percentuale destinata ad aumentare nei prossimi anni per via della mutata situazione geo-politica e dei cambiamenti climatici.
L’Italia è il Paese europeo con il più elevato grado di dipendenza energetica (73,5%), mentre la Francia è quello con il minor grado di dipendenza (44,2%).
Dal febbraio 2022 la guerra in Ucraina ha impattato in modo significativo sul settore energetico.
L’Italia, come tutti i Paesi importatori netti di energia, è stata costretta a rivedere i propri approvvigionamenti dalla Russia che, prima del conflitto, rappresentavano oltre il 40% dell’import di gas naturale e il 13% di petrolio.
Per quanto concerne il gas naturale, l’Algeria è diventata il principale bacino di approvvigionamento con il 37% degli arrivi complessivi, in confronto alla Russia che è scesa al 17%. A seguire l’Azerbaigian che copre oggi il 14% dell’importazione di gas naturale e che negli ultimi anni ha registrato una crescita rilevante considerando che nel 2020 le importazioni da questo Paese erano pressoché nulle.
Situazione analoga anche per quanto riguarda gli approvvigionamenti di petrolio. La Russia ha praticamente annullato il suo ruolo negli approvvigionamenti italiani di petrolio segnando un -98%, da 12.500 tonnellate del 2022 a 284 del 2023. In crescita gli arrivi da Libia (+15%) e Azerbaigian (+28%), ma anche da Arabia Saudita (19%), Stati Uniti (64%) e Kazakistan (85%). Oltre alla diversificazione nelle fonti di approvvigionamento, l’Italia sta continuando ad aumentare l’uso delle fonti rinnovabili per la produzione di energia.
È un percorso intrapreso nel corso dell’ultimo ventennio che, con la situazione geopolitica attuale è diventata centrale e strategica, imponendo oltre a un’analisi anche la scelta di una politica che possa limitare la vulnerabilità del nostro Paese dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico.
La transizione verso un sistema energetico a minor utilizzo di energie fossili rappresenta oggi sempre più una scelta necessaria.
Secondo l’analisi di inizio gennaio de Il Sole24Ore, nel 2023 la produzione netta totale di elettricità, in base a dati pubblici Terna, è avvenuta per il 43,8% grazie alle fonti green, ovvero idroelettrico, eolico, solare, biomasse e geotermico.
Un dato incoraggiante, specie perché arrivato subito dopo la crisi del gas russo, ma che non deve indurre in eccessivi entusiasmi. Infatti, se nel 2014 il nostro Paese produceva 37 GW tra eolico e fotovoltaico, nel 2023 è arrivato a 54 GW, ma nello stesso periodo la Francia è passata da 24 a 68 GW, la Spagna è a oltre 100 GW e la Germania domina con quasi a 200 GW.

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